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Juan Caramuel

Con il percorso storico-artistico su Juan Caramuel, vescovo di Satriano e Campagna, si vuole raccontare ai visitatori il valore di questo grande uomo, la cui storia si è incrociata, per ben 13 anni, dal 1657 al 1672, con quella dl Sant'Angelo le Fratte. Juan Caramuel dal natali ricchi e nobili, è stato un uomo di straordinaria cultura, erudita, religioso.
Incredibilmente eclettico. Ha avuto numerosi incarichi in diverse città europee entrando in contatto con governatori, uomini di arte e cultura, come Pierre Gassendi, Pieter Paul Rubens, Athanasius Kircher, Chrlstophorus Butkens. Ha conosciuto scienziati come Gallieo Galilei ed ha intrattenuto rapporti epistolari con filosofi, tra cui Cartesio; si è interessato attivamente di ingegneria militare a Praga, ha elaborato i primi rudimenti del sistema binario, si è occupato di architettura e addirittura, qualcuno ipotizza che l'idea e il progetto del colonnato di San Pietro siano stati suoi e poi utilizzati dal Bernini; era una grande appassionato anche di musica e di strumenti musicali. Nominato vescovo da papa Alessandro VII, viene mandato (forse a causa dell'inimicizia con l cardinali romani), nella diocesi di Satriano e Campagna, nel 1657. Al suo arrivo trova il territorio devastato dalla peste e la popolazione dimezzata che versava nella più grande miseria, ignoranza e arretratezza. Trova baroni pronti a sottrarre alla chiesa il territorio e soprattutto con questi, il vescovo Caramuel è costretto a lottare per conservare i diritti sui beni della chiesa; trova pastori irriverenti che pascolano abusivamente sui beni della chiesa senza il necessario consenso e senza pagare le decime.
Il Caramuel, dunque, dopo aver conosciuto tanto fermento creativo in Europa, è costretto a vivere in una piccola e difficile realtà locale. In questo contesto, Juan Caramuel, oltre a promuovere la nascita nel feudo di Sant'Angelo le Fratte di una stamperia, ottemperando incredibilmente anche alla mancanza di materie prime, riuscì a portare da lontano uomini di cultura con cui confrontarsi e apportò una grande rivoluzione nei metodi d'insegnamento. Ma è proprio qui, in questa terra sperduta, che compirà il suo miglior apostolato aiutando i bisognosi e gli ammalati, adottando un approccio con i fedeli aperto e possibilista, tale da essere definito dal futuro S. Alfonso de' liguori, -Principe del lassismo-.

Cenni biografici CARAMUEL LOBKOWICZ, Juan (Giovanni). Nacque a Madrid il 23 maggio 1606 da Lorenzo e da Caterina Frisse Lobkowicz, discendente da una famiglia imparentata con la casa reale danese e dalla nobile famiglia boema dei Lobkowicz; il padre, invece, discendeva da un'antica famiglia di nobiltà fiamminga e fu studioso di astronomia; il nonno, Eugenio, fu ministro di Carlo V e si trasferì per questo in Spagna. Il Caramuel ricevette dal padre la prima educazione letteraria ed astronomica, tanto che a cinque anni era già in grado di sostenere discussioni sulla sfera e sui pianeti. A dieci anni fu mandato ad Alcalà di Henares a studiare logica, filosofia, medicina e diritto civile ed ecclesiastico; ma già presso le scuole cesaree dei gesuiti aveva potuto mostrare la sua eccezionale capacità d'apprendere studiando grammatica, retorica, poetica e lingue orientali, in particolare l'ebraico. Laureatosi nel 1629 con una discussione su Aristotele, entrò nel 1630 nel monastero cistercense di Espina. Dopo una probabile permanenza nel monastero di Monte Ramo, in Galizia, fu mandato dai superiori a Salamanca, per gli studi teologici, sotto la guida di Angelo Manriquez. Passato all'Università di Salamanca come lettore di teologia e prefetto degli studi, vi si trattenne fino al 1634, quando iniziò a viaggiare per l'Europa, in qualità dl abate del monastero scozzese di Melrose e di vicario generale e di visitatore di diversi monasteri inglesi e irlandesi, spagnoli, fiamminghi e francesi. Nel frattempo, divenne priore dell'Ordine di Calatrava, ma ciò non gli impedì di soggiornare a Lovanio, dove si laureò in teologia, e a Bruxelles nel 1637. L'anno successivo, ottenne l'Abbazia di Disibodenberg, nel Palatinato, dove combatté il calvinismo finché le vittorie protestanti in Fiandra non lo costrinsero a rifugiarsi nel monastero di S. Andrea a Bruges. Nella quiete di questo convento portò a termine un commentario sulle regole monastiche dei vari ordini, Theologia regularis, Brugis 1640; Dal 1641 al 1643 insegnò teologia a Lovanio. Successivamente, chiamato a Magonza dall'arcivescovo A. Casimiro, come suo vicario, fu occupato a risolvere varie dispute coi Luterani e molteplici problemi teologici, su sollecitazione del papa. Non è facile tener dietro ai continui spostamenti dell'infaticabile Caramuel in questo periodo; ebbe incarichi di rilivo ad Anversa, a Spira, a Frankendal, a Magonza, a Francoforte, a Vienna. L'imperatore Ferdinando III lo nominò consigliere e lo impegnò in una faticosa visita alle sue fortezze in Ungheria. Eletto abate del monastero di Monserrato a Praga, si trovò a capeggiare la difesa di questa città durante l'assalto degli Svedesi del 1648. Divenuto vicario generale di Praga per cinque anni, si adoperò per la diffusione dell'istruzione religiosa e lottò contro gli Ussiti, particolarmente come presidente del Consiglio della Riforma, un organismo creato dall'imperatore per sradicare decisamente l'eresia (il Caramuel si vanterà di aver convertito 30.000 eretici). Nel 1654 si recò a Roma per dirimere una questione sorta tra la Chiesa e i principi boemi e vi rimase fino al 1657, su istanza del papa Alessandro VII, che gli affidò l'incarico di consultore della Congregazione del Santo Ufficio e dei Riti. La peste del 1656 lo vide zelante organizzatore dei soccorsi alla popolazione romana. Resosi vacante nel 1657 il vescovado di Campagna e Satriano, nel Regno di Napoli, il Caramuel vi fu Inviato, probabilmente più a causa dell'inimicizia dei cardinali romani (essi non lo vollero fra loro, come aveva proposto il papa) che per poter attendere in pace ai propri studi, come si disse ufficialmente; in realtà si trattava di un sito assai infelice e per 11 Caramuel la vita fu scomoda e senza libri. Abbandonò, dunque, cariche e rendite dieci volte più redditizie e restò per quindici anni in quel luogo isolato, allontanandosene soltanto per dirimere certe liti tra l'episcopato napoletano e le popolazioni che si servivano come pascolo delle terre della Chiesa. A Napoli poté conoscerei professori dell'Università ed i dotti dell'Accademia degli Investiganti, di cui divenne uno del rappresentanti più autorevoli. Avvicinatosi ai nuovi interessi scientifici muovendo dalla fisica rinascimentale, il Caramuel conosceva bene le teorie cartesiane, In quanto era stato in corrispondenza con lo stesso Descartes. Riguardo al diritto, 11 Caramuel contribuì, con gli Investiganti D'Andrea e De Rubeis, al rinnovamento della scuola giuridica napoletana. Chiamato ancora a Roma nel 1671 per difendere la liceità del battesimo degli aborti, fu destinato nel 1673 al ricco vescovado di Vigevano, per volontà dello stesso Carlo II di Spagna. Divenuto cieco nel 1680, la sua salute prese poi a peggiorare; mori 1'8 settembre 1682 e fu sepolto nel duomo di Vigevano.

Tratto da: Augusto De Ferrarl, ad vocem, Dizionario Biografico degli Italiani - Vol. 19 (1976)

Autore: Cartello affisso nel paese

 

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